Carriera alias nelle scuole
Cosa prevede la proposta di legge della Lega e quali rischi per studentɜ e diritti.
11/26/20256 min read


Negli ultimi giorni, la proposta di legge della Lega sulle scuole italiane ha suscitato un acceso dibattito, soprattutto sul divieto di educazione sessuo-affettiva e sul consenso dei genitori per le studentesse e gli studenti minorenni. Ma c’è un aspetto cruciale di cui si parla poco: il riconoscimento dell’identità di genere attraverso la carriera alias, uno strumento che permette allɜ studentɜ trans e non binariɜ di essere chiamatɜ con il nome con cui si riconoscono, garantendo dignità, sicurezza, riservatezza e benessere psicologico.
In questo articolo esploriamo come funziona oggi la carriera alias nelle scuole italiane, cosa cambierebbe con la nuova legge e quali rischi concreti potrebbe comportare per lɜ studentɜ LGBTQIA+ e per i loro diritti.
Che cos'è la carriera alias: un diritto di riconoscimento
La carriera alias è un accordo interno alla scuola che consente a studentɜ trans e non binariɜ di usare il proprio nome scelto nei registri elettronici, negli elenchi e nella comunicazione scolastica interna. Non modifica documenti legali come la pagella e non ha valore anagrafico, ma rappresenta un gesto concreto di rispetto e tutela psicologica.
Secondo GenderLens, questa misura rientra nell’ambito dell’autonomia scolastica e può essere applicata anche senza una legge nazionale specifica. Oggi circa 450-480 scuole italiane offrono questa possibilità, anche se con modalità diverse e non uniformi sul territorio. L’uso del nome scelto può prevenire situazioni di deadnaming, disagio ed esclusione, diventando spesso fondamentale per il benessere emotivo e sociale dellɜ studentɜ.
Come indicato dagli Standard di Cura per la Salute delle Persone Transgender e Gender Diverse (SOC-8), pubblicati dalla World Professional Association for Transgender Health (WPATH) nel 2022, numerosi studi sostengono lo sviluppo e l’applicazione di approcci che promuovano il riconoscimento e l’affermazione dellз giovani persone trans in tutti i contesti, tra cui la famiglia, la scuola, le strutture sanitarie e tutte le altre organizzazioni, associazioni e comunità con cui interagiscono poichè il riconoscimento e l’affermazione di genere si realizzano attraverso una serie di approcci, azioni e politiche messe in atto nelle varie relazioni e contesti frequentati e vissuti da unə giovane. È importante che i membri della famiglia e della comunità coinvolti nella vita dell’adolescente collaborino a questi sforzi per tutelare e favorire il benessere socio-psico-fisico.
La rettifica dei dati anagrafici è un procedimento meramente legale volto a modificare i documenti personali al fine di poterli rendere coerenti al genere di elezione. Permette alle persone di potersi muovere in ambito sociale con maggiore serenità e libertà di espressione, abbassando il rischio di misgendering o di un forzato outing.
Tuttavia, non è un’esigenza di tutte le persone trans e, ad oggi, richiede spesso un oneroso iter legale fatto di relazioni e di “prove da dover dimostrare” che possono anche esporre le persone a forti disagi. Inoltre, per poter avere più possibilità che il giudice autorizzi la rettifica, alle persone è spesso richiesto di rispondere ad alcuni requisiti tra cui l’aver iniziato almeno da un anno la terapia ormonale. Ad oggi per accedere alla terapia ormonale i centri pubblici, che hanno un servizio di endocrinologia che si occupa di identità di genere, richiedono un nulla osta che attesti la diagnosi di disforia di genere. Per ottenere il nulla osta le persone devono fare un percorso psicologico (spesso breve ma comunque minimo).
A differenza di ciò che accade in altri Paesi, in Italia i percorsi ai quali sono costrette oggi le persone trans sono molto patologizzanti e vincolati da regole stringenti. Le persone trans adolescenti spesso non hanno ancora la possibilità di accedere a tutti questi passaggi o non ne hanno l’interesse.
Ad oggi la carriera Alias è invece facilmente ottenibile attraverso una procedura abbastanza semplice, grazie soprattutto agli uffici deputati alla tutela dei diritti e alla salvaguardia delle discriminazioni.
Cosa prevede la proposta di legge della Lega
La proposta introduce nuove regole stringenti per l’attivazione della carriera alias e per la gestione dell’identità di genere negli ambienti scolastici.
1. Documentazione obbligatoria
L’articolo 1, comma 1 della proposta richiede che la richiesta per il riconoscimento dell’identità di genere “alias” sia accompagnata da idonea documentazione che attesti l’avvio della procedura di rettificazione dell’attribuzione di sesso ai sensi della Legge 14 aprile 1982, n. 164.
Conseguenza: chi non può o non vuole avviare subito il percorso medico-legale viene automaticamente esclusə.
2. Bagni e spogliatoi in base al sesso anagrafico
La proposta impone che gli spazi scolastici restino divisi in base al sesso assegnato alla nascita. L’alias non permetterebbe quindi l’uso di bagni o spogliatoi coerenti con l’identità di genere percepita.
Conseguenza: Misgendering e aumento disforia.
3. Attività sportive
Le competizioni scolastiche devono essere frequentate secondo il sesso anagrafico.
Conseguenza: limitazioni nella vita scolastica con evitamento delle attività sportive.
4. Divieto di attività sull’identità di genere
Al comma 6 dell’articolo 2, è previsto il divieto della realizzazione di progetti o attività scolastiche che coinvolgono lɜ studentɜ su temi relativi a identità o fluidità di genere o orientamento sessuale, “ovvero che possano promuovere anche implicitamente la transizione sessuale o di genere”. Questo significherebbe, di fatto, un forte blocco dell’educazione o discussione scolastica su genere e identità non conformi.
Conseguenza: si riduce drasticamente la possibilità di educare alla diversità e prevenire discriminazioni.
Quali rischi concreti per studenti e scuole
1. Esclusione delle persone più vulnerabili
Moltɜ studentɜ che oggi chiedono la carriera alias senza aver iniziato un percorso legale (o che desiderano prendere tempo) potrebbero essere esclusɜ. Se è obbligatorio “dimostrare l’avvio della procedura di rettificazione di attribuzione di sesso”, il carico burocratico diventa molto più alto.
Questo può generare soprusi di gatekeeping: solo chi ha risorse (economiche, familiari) o una rete di supporto potrà ottenere l’alias, escludendo chi è in una fase esplorativa o non ha voglia/dubbi/paure.
2. Maggiore stigmatizzazione
Il fatto di richiedere un documento legale per ottenere l’alias trasforma una richiesta psicologica/sociale in un percorso “diagnosticato”. Questo può criminalizzare (o quantomeno patologizzare) l’identità di genere percepita, rafforzando ancora di più stigma e discriminazione.
L’esclusione dagli spazi (bagni/spogliatoi) o dalle competizioni sportive secondo il sesso anagrafico mina il senso di sicurezza personale e provoca forte disagio: anche con nome scelto, l’alunnə non viene riconosciutə pienamente nella pratica scolastica.
3. Scuola meno libera e meno formativa
Il divieto di svolgere attività che parlano di identità di genere (anche implicitamente) nelle scuole limita fortemente la possibilità di educare e discutere su questi temi. Questo non solo penalizza la comunità trans, ma impoverisce il dialogo su genere e diversità per tuttɜ.
La riduzione del dibattito pubblico a scuola può anche aumentare il rischio di discriminazione, ignoranza e bullismo, perché le famiglie, lɜ docenti e lɜ studentɜ non avranno strumenti formali per affrontare questi argomenti.
4. Disparità territoriali
Già oggi c’è una grande disomogeneità: solo il 6% delle scuole ha procedure formali per la carriera alias. Se la legge introduce requisiti rigidi, molte scuole potrebbero decidere di non attivare l’alias per la complessità amministrativa, riducendo ulteriormente l’adozione.
Le scuole più piccole, con meno risorse o con dirigenti più conservatorɜ sarebbero le più penalizzate, accentuando le disuguaglianze territoriali.
5. Impatto psicologico sullɜ studentɜ
Per studentɜ minorenni che vivono una disforia di genere, non poter usare il nome scelto perché non hanno ancora iniziato la rettificazione legale può peggiorare il loro benessere bio-psico-fisico. Questo può influenzare l’autostima e la motivazione allo studio, fino a indurre all' abbandono scolastico.
Se la legge restringe l’accesso, si perde un importante “meccanismo di accoglienza”: la scuola smette di essere uno spazio protetto e di riconoscimento, diventando sempre più un luogo di conflitto e dolore per chi è in transizione.
Uno sguardo intersezionale
Con un approccio realmente intersezionale, è evidente che questa proposta finisce per colpire soprattutto chi vive più livelli di vulnerabilità: giovani trans e non binariɜ, spesso minorenni senza un adeguato sostegno familiare, o persone che non rientrano nei percorsi medico‑legali tradizionali. Sono esattamente le identità che vogliamo proteggere, non sorvegliare.
La carriera alias non è un vezzo ideologico, ma un dispositivo concreto di tutela: garantisce dignità, sicurezza e continuità educativa. È un’estensione del diritto all’autodeterminazione, principio cardine dei movimenti femministi e LGBTQIA+.
Limitare questo diritto in nome della burocrazia non significa creare ordine: significa produrre esclusione, silenziamento e marginalità.
La carriera alias, così come funziona oggi, è un piccolo ma significativo passo verso una scuola più giusta e accogliente. La proposta di legge della Lega rischia di trasformarla in un privilegio accessibile solo a chi può permetterselo.
La scuola deve essere un luogo dove ci si forma, ma soprattutto dove si viene riconosciutɜ. Ogni passo indietro in questa direzione ha conseguenze dirette sul benessere dei ragazzi e delle ragazze di oggi.
Il dibattito è aperto: difendere la carriera alias significa difendere la dignità e il diritto di essere chiamatɜ per come si è.
Bibliografia
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