Valitara e la pedagogia nera
La protesta dell3 maturand3 denuncia molto più di un sistema di valutazione e noi vogliamo ascoltare e amplificare la voce di chi dissente e diverge. Sei con noi?
Paola Iacopetti
8/2/20255 min read
“Comportamenti di questo tipo non saranno più possibili. Se un ragazzo non si presenta all’orale, oppure volontariamente decide di non rispondere alle domande dei suoi docenti non perché non è preparato, cosa che può capitare, ma perché vuole ‘non collaborare’ e quindi ‘boicottare’ l’esame, dovrà ripetere l’anno”.
Così, in un’intervista, il Ministro dell’Istruzione e (ahinoi) del Merito Giuseppe Valditara ha risposto alla protesta di alcunɜ studentɜ: al momento dell’esame orale, dellɜ maturandɜ sono rimastɜ in silenzio di fronte alla commissione esaminatrice, oppure hanno chiesto, avendo completato l’esame, che il loro voto fosse abbassato a 60/100. Attraverso questa forma di resistenza e di disobbedienza, hanno voluto esprimere il loro dissenso nei confronti del sistema scolastico, della competizione eccessiva, del sistema di valutazione che svilisce il processo di apprendimento, piegando la valutazione della persona e del suo percorso di crescita a una media aritmetica. Oltre a chiedere che questo sistema sia messo in discussione, vorrebbero uno spazio di dialogo con lɜ loro insegnanti e con le istituzioni: chiedono di essere ascoltatɜ.
Lɜ studentɜ criticano “i meccanismi di valutazione scolastici, l'eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente”, la “scuola del merito” “che ci schiaccia, che riduce le nostre vite a un numero, a un voto”, le riforme intese a “depoliticizzare la scuola al fine di intaccare lo sviluppo di capacità di ragionamento autonomo degli studenti”.
Chiedono invece una scuola che sia “un luogo di crescita, di benessere psicologico, di sviluppo del pensiero critico, non una gara tossica alla performance dove chi resta indietro viene colpevolizzato e umiliato”.
Giovani che dopo il trauma della pandemia, con l’isolamento in DAD durante una fase delicatissima della loro crescita, si trovano ad affrontare uno stato di guerra permanente e la catastrofe climatica, che sanno che lɜ attende un mondo del lavoro svuotato di diritti, tutele e garanzie: non ci stanno a farsi prendere in giro, sanno benissimo che il voto di maturità non avrà alcun peso sul loro futuro e non accettano di essere giudicati e pesati per le nozioni memorizzate senza alcuna attenzione per chi sono.
Rifiutano il paternalismo del ministro e di moltɜ insegnanti, al contrario: vogliono essere ascoltatɜ ed essere costruttorɜ attivɜ, partecipi e protagonistɜ della scuola.
Il presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli ha affermato che “sostenere tutte le prove d'esame è una forma di rispetto nei confronti degli altri candidati e della scuola come istituzione, e direi anche della nostra Costituzione”.
Nel Paese di Maria Montessori, Lorenzo Milani, Danilo Dolci, il ministro e parte dell’opinione pubblica, di fronte a dellɜ giovani che con coraggio e maturità (per l’appunto) esprimono il proprio dissenso e disagio reagiscono con le parole e i modi della Pedagogia Nera, quel sistema “educativo” basato sull’obbedienza, l’umiliazione (vi ricordate? “Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità!”: sono parole dello stesso ministro Valditara!), la negazione dei bisogni, la punizione, il ricatto, il soffocamento della naturale vitalità della persona piccola e giovane, fino alle percosse; in cui l’empatia, l’ascolto, il rispetto per i tempi e i bisogni della persona piccola o giovane, l’amorevolezza, sono non soltanto totalmente assenti, ma visti come pericolose manifestazioni di debolezza da parte dellɜ adultɜ.
Un sistema teorizzato e descritto in numerosi manuali a partire dal ‘700 e che ancora permea la nostra cultura e condiziona pesantemente l’approccio della società tutta all’infanzia e alla giovinezza, i cui metodi dobbiamo con urgenza imparare a vedere e riconoscere per quello che sono, ovvero forme di violenza e coercizione, anche se sono tanto diffusi che tendiamo a normalizzarli. Un sistema adultista, discriminatorio nei confronti delle fasce più vulnerabili della comunità umana, nel quale studiosi come Erich Fromm e Alice Miller hanno individuato la radice di numerosi disturbi psichici, di ogni forma di violenza esercitata o subita anche in età adulta e l’humus dei totalitarismi.
Scrive Alice Miller nel 1980, a proposito dell’obbedienza come negazione della volontà e unica via per ottenere la considerazione e l’approvazione dellɜ adultɜ di riferimento: “Se un trattamento di questo genere viene condotto con perseveranza e viene iniziato abbastanza presto, allora si creano tutte le premesse affinché il cittadino possa poi vivere in una dittatura senza soffrirne, riuscendo persino a identificarsi euforicamente con essa, come succedeva ai tempi di Hitler.”
O ancora: “Moralità e compimento del proprio dovere sono protesi che si rendono necessarie se manca qualcosa di essenziale. Quanto più completo è stato lo svuotamento dei sentimenti avvenuto nell’infanzia, tanto più agguerrito ha da essere l’arsenale di armi intellettuali e la riserva di protesi morali, visto che la moralità e il senso del dovere non sono fonti di energia o terreno fruttuoso per un’autentica disponibilità umana. Nelle protesi non scorre sangue, esse si possono comprare e possono servire a diversi padroni. Ciò che ieri andava ancora bene, oggi può essere considerato cattivo o perverso, e viceversa, per decreto del governo o del partito. Ma un individuo dotato di sentimenti spontanei può essere soltanto sé stesso.”
Le persone a cui è stato sottratto il proprio sé, la propria energia vitale, possono ritrovarsi in età adulta attraverso percorsi terapeutici; se non lo fanno restano vittime, ma anche a loro volta carnefici, della pedagogia nera, in una trasmissione di sofferenza e violenza da una generazione all’altra. L’annientamento del lato vivace, spontaneo e vitale presente in loro le rende incapaci di empatia e dialogo con le persone giovani, persino, spesso, di sopportarne la presenza. Le porta a invisibilizzare, disprezzare, discriminare, umiliare, zittire le persone piccole e giovani, o comunque dissenzienti, o in una qualunque condizione di fragilità e purtroppo, fin troppo spesso, a sopprimerle fisicamente.
Che accade allora quando persone così occupano posizioni di potere? E quando, come nella nostra società, questo “virus” infetta una gran parte della popolazione?
Non possiamo fare a meno di pensare alla crescente e pervasiva presenza delle Forze Armate nelle scuole “di ogni ordine e grado” che l’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole (https://osservatorionomilscuola.com/) denuncia quotidianamente e che normalizza la guerra.
All’investimento nel promuovere la carriera militare con le sue allettanti prospettive di “lavoro” sicuro e ben remunerato, presso le scuole superiori.
Al recente DL “sicurezza” e ai numerosi episodi in cui studentɜ che manifestavano pacificamente sono stati presi a manganellate.
Agli interventi revisionisti sui libri di testo di storia.
Alla sospensione del prof. Christian Raimo, “reo” di aver espresso una critica proprio nei confronti del ministro Valditara.
Agli interventi a gamba tesa della politica per sospendere eventi di riflessione e conoscenza storica organizzati nelle e dalle scuole.
Signor ministro: per lei chi farà scena muta per ignoranza potrà superare l'esame con un voto basso, mentre chi lo farà per protesta dovrà ripetere l'anno, a prescindere dal punteggio attribuito in base al curriculum e alle prove scritte.
Il messaggio è chiaro: vi preferiamo ignoranti ma obbedienti, a dissidenti e politicizzatɜ.
Vuole cambiare il nome dall’attuale “esame di stato” a “esame di maturità”: cos’è la maturità se non capacità di pensiero critico e decisioni autonome, anche coraggiose e controcorrente?
E lɜ insegnanti curriculari e della commissione esaminatrice? Dovranno eseguire una disposizione imposta dall’alto nei confronti di chi osasse protestare: la loro valutazione di quellɜ studenti e tutto il lavoro svolto con loro non avrà più alcun peso.
La “sua” scuola, ministro, assomiglia sempre meno a un luogo di crescita, di formazione al pensiero autonomo, critico e libero, uno spazio in cui il naturale desiderio di scoperta e conoscenza delle persone piccole e giovani possa fiorire, in cui possano sperimentare relazioni umane basate sull’ascolto e il rispetto reciproci, l’accoglienza, la tolleranza, fare esercizio di democrazia. No: somiglia sempre più a una grigia - anzi, proprio nera - caserma in cui la vitalità, la creatività e il pensiero autonomo sono mortificati e soffocati, in cui il primo valore è l’obbedienza cieca e acritica, dalla quale si aspetta di veder uscire schiere di sudditi e soldatɜ prontɜ a sopprimere la vitalità, la voce, i diritti, se non la vita stessa, di chiunque sia loro additatə come nemicə.
Allora rivolgiamo un appello alla società civile e alle forze politiche di opposizione (ehi, ci siete?): bisogna fabbricare anticorpi attraverso strumenti diagnostici (imparare a vedere) e terapeutici (decostruire i condizionamenti subiti, studiare la pedagogia moderna) contro la pedagogia nera e l’adultismo!
Bisogna ascoltare lɜ nostrɜ giovani, creare spazi di dialogo e di lavoro per costruire con loro, urgentemente, un progetto pedagogico e sociale alternativo, fondato sull’empatia, che abbia come prospettiva l’equità, la giustizia e la PACE.
Riferimenti:
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/valditara-sulla-maturita-chi-boicotta-l-orale-sara-bocciato
https://jacobinitalia.it/revisionismo-controllo-e-militarizzazione/
https://osservatorionomilscuola.com/
Alice Miller, La persecuzione del bambino.
Erich Fromm, Fuga dalla Libertà